Chords for Dalla e Guccini parlano di Bologna
Tempo:
126.8 bpm
Chords used:
C
Ab
A
Dm
G
Tuning:Standard Tuning (EADGBE)Capo:+0fret
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nucleo.
Ma venivate proprio a [Gb] giocare da [Ab] cini?
Da bambini, da bande.
[D]
Lì [N] era tutto distrutto, oggi c'è il collegio di San Domenico, una volta
sembrava veramente una savana.
Penso sempre al [G] ragazzo della via Gluc, no come si
chiama quell'altro di Conte?
No, parte della via Palma, quella bellissima, l'oratorio.
[Em] Sembrava una savana e poi dopo è importante perché San Domenico è stato
un [Ab] riferimento tra Piazza di Gianni di Piazza di Livore, Piazza San Domenico e via
Dottore di Stradale, è stato un riferimento anche generazionale, io, Baldassi, Aroversi,
[B] tutto il nucleo che ha [Ab] lavorato con me.
[G]
Quando venivo qua [Eb] a giocare, mi ricordo per
[N] testimoniare il tempo che passa e l'anzianità che io ho rispetto ai
fruitori della nostra musica, quando costruirono questa tomba, che è una tomba
di Rolandino, che è uno dei glossatori che fu bombardata e rimisero a posto l 'arca,
la misero dentro.
Poi mi fa anche pensare una cosa, ne parlavamo prima con
Roversi, come Bologna in fondo sia sempre stata una città di dottori e la città
del diritto.
La tradizione della giurisprudenza, pensi?
E come ordinassero e come
forse è tornato il momento di farlo rispetto al cinema, alla musica, alla
tradizione contadina, alla civiltà che in fondo dalla quale veniamo tutti, dove ci
sia davanti all'incognito del futuro, il bisogno di ordine, di ricatalogare, di
rimettere tutto in fila, di unire la concretezza.
Ora qua davanti a queste
[C] tombe e a questi grandi personaggi della scienza, furono appunto dei dottori,
dei grandi scienziati, ma nello stesso tempo degli [A] organizzatori del pensiero.
Una [Dm]
[C] [Bb]
[A] [Dm]
[C] [Bb]
domanda che fanno sempre, [A] l'hanno fatta anche a te molte volte,
al di là [Dm] proprio di Bologna e [C] non so neanche se è vero.
Una domanda che però è [Bb] ricorrente è questa, come [A] mai i bolognesi [Dm] o gli emiliani
hanno dato tanta [C] gente alla musica, tanta gente al cinema?
Perché alla musica io lo so, o perlomeno credo di saperlo, perché dalla
civiltà contadina si è passata in maniera assolutamente [Fm] brusca alla civiltà
delle industrie, delle fabbriche, e sono state riportate senza fase intermedie i
modelli di aggregazione canora dalla campagna alle fabbriche.
Quindi le contadine, le mondine, sono trasferite in fabbriche ma hanno continuato a cantare.
Vedi la pizzi, vedi tutte [Ab] le cantanti donne e i cantanti uomini.
E poi c'era anche il fatto di essere in mezzo all'Italia, quindi avere un po'
di una tradizione del sud e un po' della tradizione del nord, e soprattutto questo
fatto di essere ritmici, in ogni caso, sempre, anche nella musica popolare.
Non è mai una musica lagnosa come può essere la musica romana o la musica
eccessivamente
Quindi dice che noi, mi piace questa cosa, che siamo un prodotto
della civiltà contadina, cioè siamo passati
senza fasi intermedie.
Senza fasi intermedie, tanto è vero che proprio per questo alcune tradizioni sono
rimaste inalterate e spostate solamente dalla campagna, dal verde al cemento.
Ecco, questo però diciamo che da Bologna ha anche un aspetto che forse è il suo bello,
ma l'aspetto provinciale tutto il suo.
[G] Assolutamente, sì, tanto è vero.
Per esempio, che cosa è che manca a Bologna nel nostro campo?
Dico in generale, ecco, nel cinema perché non si è fatto qua e si è dovuto fare fuori
e perché tanti uomini in cinema sono bolognesi emiliani.
Tu prendi Pasolini, si può dire che era un bolognese emiliano,
Fellini, Forrestano Vancini, Bertolucci, l'altro di Ferra
insomma, tanti, Antonioni,
perché probabilmente c'era un'avvenatura di poesia nel nostro cinema, nel cinema emiliano.
Guarda caso sempre cinema de se, anche Pupi Avati.
Quindi non c'era il concetto del serial, non c'era mai stato, vabbè non c'era neanche allora,
il del dramone, non c'era il film commerciale.
C'era il concetto del serial, allora si è presentato la serie Dopoguerra con Nazari e Ivo Lesasso,
quello era un serial italiano.
Sì, non c'era da noi, dicevo però.
Qui da noi si è sempre prodotto un cinema, secondo me, altamente poetico.
Il tipo di ricerca era una ricerca assolutamente nuova, gli stessi gruppi di poesia del 60.
Cioè, è una città particolare, stimolante Bologna, ecco perché io non mi sono mai staccato definitivamente,
perché è diversa da tutte le altre città.
Fortunatamente è lontana dal centro che è Roma, ma è lontana anche dal centro che è Milano,
ecco sono dal polo laico e dal polo cattolico,
e la città assolutamente ha attraverso e soprattutto è una stazione dove si spostano avanti e indietro
e credo che questo sia una inquietudine che ci leghiamo.
Questo forse è, diciamo, una delle facce di Bologna ma da sempre,
da sempre quella di essere un punto proprio di passaggio.
La stessa mille miglia perché noi abbiamo i motori, i roversi,
poi la cantata per prima, l'epopea emiliana del motore, Opadana,
proprio perché evidentemente la frustrazione di questo passaggio di boli di avanti e indietro,
senza mai fermarsi, se non nella vetrina del tabaccaio,
perché molte volte uscivano a porta senza copra e andavano lì,
ha creato questo tipo d'ansia.
Ma ci sono degli aspetti novici.
C'è da dire che stiamo preparando poi la società di domani,
che nascerà e sarà proprio una società piena di queste commistioni, stranezze,
ritengo anche senza arrivare alla grande città come Roma,
che se tu vai nel cerve di Roma è una città indo -asiatica.
Ma Bologna invece diventerà una città, per esempio, nord-africana
e quindi dovremmo prepararci anche ad abitudini che non sono nate da noi,
sono importate da fuori.
A Roma c'è la zona dell'anno vent'anno dove sono i calabresi siciliani,
da noi non ci sono queste donne.
C'è una donna stranamente cinese che fuori [Abm] porta
Però adesso è una società nuova.
Io ritengo che Bologna sia forse di tutte le città italiane
quella più fedele alla società di domani,
perché innanzitutto è progrettita, è discretamente assistita.
È una città, non dico modella, però rispetto a [Am] altre città
è una città che si reagisce anche in piedi bene,
come tutte le società del futuro.
Ma venivate proprio a [Gb] giocare da [Ab] cini?
Da bambini, da bande.
[D]
Lì [N] era tutto distrutto, oggi c'è il collegio di San Domenico, una volta
sembrava veramente una savana.
Penso sempre al [G] ragazzo della via Gluc, no come si
chiama quell'altro di Conte?
No, parte della via Palma, quella bellissima, l'oratorio.
[Em] Sembrava una savana e poi dopo è importante perché San Domenico è stato
un [Ab] riferimento tra Piazza di Gianni di Piazza di Livore, Piazza San Domenico e via
Dottore di Stradale, è stato un riferimento anche generazionale, io, Baldassi, Aroversi,
[B] tutto il nucleo che ha [Ab] lavorato con me.
[G]
Quando venivo qua [Eb] a giocare, mi ricordo per
[N] testimoniare il tempo che passa e l'anzianità che io ho rispetto ai
fruitori della nostra musica, quando costruirono questa tomba, che è una tomba
di Rolandino, che è uno dei glossatori che fu bombardata e rimisero a posto l 'arca,
la misero dentro.
Poi mi fa anche pensare una cosa, ne parlavamo prima con
Roversi, come Bologna in fondo sia sempre stata una città di dottori e la città
del diritto.
La tradizione della giurisprudenza, pensi?
E come ordinassero e come
forse è tornato il momento di farlo rispetto al cinema, alla musica, alla
tradizione contadina, alla civiltà che in fondo dalla quale veniamo tutti, dove ci
sia davanti all'incognito del futuro, il bisogno di ordine, di ricatalogare, di
rimettere tutto in fila, di unire la concretezza.
Ora qua davanti a queste
[C] tombe e a questi grandi personaggi della scienza, furono appunto dei dottori,
dei grandi scienziati, ma nello stesso tempo degli [A] organizzatori del pensiero.
Una [Dm]
[C] [Bb]
[A] [Dm]
[C] [Bb]
domanda che fanno sempre, [A] l'hanno fatta anche a te molte volte,
al di là [Dm] proprio di Bologna e [C] non so neanche se è vero.
Una domanda che però è [Bb] ricorrente è questa, come [A] mai i bolognesi [Dm] o gli emiliani
hanno dato tanta [C] gente alla musica, tanta gente al cinema?
Perché alla musica io lo so, o perlomeno credo di saperlo, perché dalla
civiltà contadina si è passata in maniera assolutamente [Fm] brusca alla civiltà
delle industrie, delle fabbriche, e sono state riportate senza fase intermedie i
modelli di aggregazione canora dalla campagna alle fabbriche.
Quindi le contadine, le mondine, sono trasferite in fabbriche ma hanno continuato a cantare.
Vedi la pizzi, vedi tutte [Ab] le cantanti donne e i cantanti uomini.
E poi c'era anche il fatto di essere in mezzo all'Italia, quindi avere un po'
di una tradizione del sud e un po' della tradizione del nord, e soprattutto questo
fatto di essere ritmici, in ogni caso, sempre, anche nella musica popolare.
Non è mai una musica lagnosa come può essere la musica romana o la musica
eccessivamente
Quindi dice che noi, mi piace questa cosa, che siamo un prodotto
della civiltà contadina, cioè siamo passati
senza fasi intermedie.
Senza fasi intermedie, tanto è vero che proprio per questo alcune tradizioni sono
rimaste inalterate e spostate solamente dalla campagna, dal verde al cemento.
Ecco, questo però diciamo che da Bologna ha anche un aspetto che forse è il suo bello,
ma l'aspetto provinciale tutto il suo.
[G] Assolutamente, sì, tanto è vero.
Per esempio, che cosa è che manca a Bologna nel nostro campo?
Dico in generale, ecco, nel cinema perché non si è fatto qua e si è dovuto fare fuori
e perché tanti uomini in cinema sono bolognesi emiliani.
Tu prendi Pasolini, si può dire che era un bolognese emiliano,
Fellini, Forrestano Vancini, Bertolucci, l'altro di Ferra
insomma, tanti, Antonioni,
perché probabilmente c'era un'avvenatura di poesia nel nostro cinema, nel cinema emiliano.
Guarda caso sempre cinema de se, anche Pupi Avati.
Quindi non c'era il concetto del serial, non c'era mai stato, vabbè non c'era neanche allora,
il del dramone, non c'era il film commerciale.
C'era il concetto del serial, allora si è presentato la serie Dopoguerra con Nazari e Ivo Lesasso,
quello era un serial italiano.
Sì, non c'era da noi, dicevo però.
Qui da noi si è sempre prodotto un cinema, secondo me, altamente poetico.
Il tipo di ricerca era una ricerca assolutamente nuova, gli stessi gruppi di poesia del 60.
Cioè, è una città particolare, stimolante Bologna, ecco perché io non mi sono mai staccato definitivamente,
perché è diversa da tutte le altre città.
Fortunatamente è lontana dal centro che è Roma, ma è lontana anche dal centro che è Milano,
ecco sono dal polo laico e dal polo cattolico,
e la città assolutamente ha attraverso e soprattutto è una stazione dove si spostano avanti e indietro
e credo che questo sia una inquietudine che ci leghiamo.
Questo forse è, diciamo, una delle facce di Bologna ma da sempre,
da sempre quella di essere un punto proprio di passaggio.
La stessa mille miglia perché noi abbiamo i motori, i roversi,
poi la cantata per prima, l'epopea emiliana del motore, Opadana,
proprio perché evidentemente la frustrazione di questo passaggio di boli di avanti e indietro,
senza mai fermarsi, se non nella vetrina del tabaccaio,
perché molte volte uscivano a porta senza copra e andavano lì,
ha creato questo tipo d'ansia.
Ma ci sono degli aspetti novici.
C'è da dire che stiamo preparando poi la società di domani,
che nascerà e sarà proprio una società piena di queste commistioni, stranezze,
ritengo anche senza arrivare alla grande città come Roma,
che se tu vai nel cerve di Roma è una città indo -asiatica.
Ma Bologna invece diventerà una città, per esempio, nord-africana
e quindi dovremmo prepararci anche ad abitudini che non sono nate da noi,
sono importate da fuori.
A Roma c'è la zona dell'anno vent'anno dove sono i calabresi siciliani,
da noi non ci sono queste donne.
C'è una donna stranamente cinese che fuori [Abm] porta
Però adesso è una società nuova.
Io ritengo che Bologna sia forse di tutte le città italiane
quella più fedele alla società di domani,
perché innanzitutto è progrettita, è discretamente assistita.
È una città, non dico modella, però rispetto a [Am] altre città
è una città che si reagisce anche in piedi bene,
come tutte le società del futuro.
Key:
C
Ab
A
Dm
G
C
Ab
A
_ _ _ _ _ _ _ _
_ nucleo.
Ma venivate proprio a [Gb] giocare da [Ab] cini?
Da bambini, da bande.
[D] _
Lì [N] era tutto distrutto, oggi c'è il collegio di San Domenico, una volta
sembrava veramente una savana.
Penso sempre al [G] ragazzo della via Gluc, no come si
chiama quell'altro di Conte?
No, parte della via Palma, quella bellissima, l'oratorio.
_ _ _ [Em] _ Sembrava una savana e poi dopo è importante perché San Domenico è stato _
un [Ab] riferimento tra Piazza di Gianni di Piazza di Livore, Piazza San Domenico e via
Dottore di Stradale, è stato un riferimento anche generazionale, io, Baldassi, _ _ Aroversi,
_ _ [B] tutto il nucleo che ha [Ab] lavorato con me.
_ [G] _ _ _
Quando venivo qua [Eb] a giocare, mi ricordo per
[N] testimoniare il tempo che passa e l'anzianità che io ho rispetto ai
fruitori della nostra musica, quando costruirono questa tomba, che è una tomba
di Rolandino, che è uno dei glossatori che fu bombardata e rimisero a posto l _ 'arca,
la misero dentro.
_ Poi mi fa anche pensare una cosa, ne parlavamo prima con
Roversi, come Bologna in fondo sia sempre stata una città di dottori e la città
del diritto.
La tradizione della giurisprudenza, pensi?
E come ordinassero e come
forse è tornato il momento di farlo rispetto al cinema, alla musica, alla
tradizione contadina, alla civiltà che in fondo dalla quale veniamo tutti, dove ci
sia davanti all'incognito del futuro, il bisogno di ordine, di ricatalogare, di
rimettere tutto in fila, di unire la concretezza.
Ora qua davanti a queste
[C] tombe e a questi grandi _ personaggi della scienza, furono appunto dei dottori, _
dei grandi scienziati, ma nello stesso tempo degli [A] organizzatori del pensiero.
_ _ Una _ _ [Dm] _ _
_ _ [C] _ _ _ _ [Bb] _ _
_ _ [A] _ _ _ _ [Dm] _ _
_ _ [C] _ _ _ _ _ [Bb]
domanda che fanno sempre, [A] l'hanno fatta anche a te molte volte,
al di là [Dm] proprio di Bologna e [C] non so neanche se è vero.
Una domanda che però è [Bb] ricorrente è questa, come [A] mai i bolognesi [Dm] o gli emiliani
hanno dato tanta [C] gente alla musica, tanta gente al cinema?
Perché alla musica io lo so, o perlomeno credo di saperlo, perché _ dalla
_ civiltà contadina si è passata in maniera assolutamente [Fm] brusca alla civiltà
delle industrie, delle fabbriche, e sono state riportate senza fase _ intermedie i
modelli di aggregazione canora dalla _ campagna alle fabbriche.
Quindi le contadine, le mondine, sono trasferite in fabbriche ma hanno continuato a cantare.
_ Vedi la pizzi, vedi tutte [Ab] le cantanti donne e i cantanti uomini.
E poi c'era anche il fatto di essere in mezzo all'Italia, quindi avere un po'
di una tradizione del sud e un po' della tradizione del nord, e soprattutto questo
fatto di essere ritmici, in ogni caso, sempre, anche nella musica popolare.
Non è mai una musica lagnosa come può essere la musica romana o la musica
eccessivamente_
Quindi dice che noi, mi piace questa cosa, che siamo un prodotto
_ della civiltà contadina, cioè siamo passati_
senza fasi intermedie.
Senza fasi intermedie, tanto è vero che proprio per questo alcune tradizioni sono
rimaste _ inalterate e spostate solamente dalla _ campagna, dal verde al cemento.
Ecco, questo però diciamo che da _ Bologna ha anche un aspetto che forse è il suo bello,
ma l'aspetto provinciale tutto il suo.
[G] Assolutamente, sì, tanto è vero.
Per esempio, che cosa è che manca a Bologna nel nostro campo?
Dico in generale, ecco, nel cinema perché non si è fatto qua e si è dovuto fare _ fuori
e perché tanti uomini in cinema sono bolognesi emiliani.
Tu prendi Pasolini, si può dire che era un bolognese emiliano,
Fellini, Forrestano Vancini, Bertolucci, _ _ l'altro _ di Ferra_
insomma, tanti, Antonioni,
perché probabilmente c'era un'avvenatura di poesia nel nostro cinema, nel cinema emiliano.
Guarda caso sempre cinema de se, anche Pupi Avati.
_ _ Quindi _ non c'era il concetto del serial, non c'era mai stato, vabbè non c'era neanche allora,
il del dramone, non c'era il film commerciale.
C'era il concetto del serial, allora si è presentato la serie _ _ Dopoguerra con Nazari e Ivo Lesasso,
quello era un serial italiano.
Sì, non c'era da noi, dicevo però.
Qui da noi si è sempre prodotto un cinema, secondo me, altamente poetico.
Il tipo di ricerca era una ricerca assolutamente nuova, gli stessi gruppi di poesia del 60.
_ Cioè, è una città particolare, stimolante Bologna, ecco perché io non mi sono mai staccato definitivamente,
perché è diversa da tutte le altre città.
Fortunatamente è lontana dal centro che è Roma, ma è lontana anche dal centro che è Milano,
ecco sono dal polo laico e dal polo _ cattolico,
e la città assolutamente ha attraverso e soprattutto è una stazione dove si spostano avanti e indietro
e credo che questo sia una inquietudine che ci leghiamo.
Questo forse è, diciamo, una delle facce di Bologna ma da sempre,
da sempre quella di essere un punto proprio di passaggio.
La stessa mille miglia perché noi abbiamo i motori, i roversi,
poi la cantata per prima, l'epopea emiliana del motore, Opadana,
proprio perché evidentemente la frustrazione di questo passaggio di boli di avanti e indietro,
senza mai fermarsi, se non nella vetrina del tabaccaio,
perché molte volte uscivano a porta senza copra e andavano lì,
ha creato questo tipo d'ansia.
Ma ci sono degli aspetti novici.
C'è da dire che stiamo preparando poi la società di domani,
che nascerà e sarà proprio una società piena di queste commistioni, stranezze,
ritengo anche _ senza arrivare alla grande città come Roma,
che se tu vai nel cerve di Roma è una città indo _ -asiatica.
_ Ma Bologna invece diventerà una città, per esempio, nord-africana
e quindi dovremmo prepararci anche ad abitudini che non sono nate da noi,
sono importate da fuori.
A Roma c'è la zona dell'anno vent'anno dove sono i calabresi siciliani,
da noi non ci sono queste donne.
C'è una donna stranamente cinese che fuori _ _ [Abm] porta_
Però adesso è una società nuova.
Io ritengo che Bologna sia forse di tutte le città italiane
quella più fedele alla società di domani,
perché innanzitutto è progrettita, è discretamente assistita.
È una città, non dico modella, però rispetto a [Am] altre città
è una città che si reagisce anche in piedi bene,
come tutte le società del futuro. _ _ _ _ _
_ nucleo.
Ma venivate proprio a [Gb] giocare da [Ab] cini?
Da bambini, da bande.
[D] _
Lì [N] era tutto distrutto, oggi c'è il collegio di San Domenico, una volta
sembrava veramente una savana.
Penso sempre al [G] ragazzo della via Gluc, no come si
chiama quell'altro di Conte?
No, parte della via Palma, quella bellissima, l'oratorio.
_ _ _ [Em] _ Sembrava una savana e poi dopo è importante perché San Domenico è stato _
un [Ab] riferimento tra Piazza di Gianni di Piazza di Livore, Piazza San Domenico e via
Dottore di Stradale, è stato un riferimento anche generazionale, io, Baldassi, _ _ Aroversi,
_ _ [B] tutto il nucleo che ha [Ab] lavorato con me.
_ [G] _ _ _
Quando venivo qua [Eb] a giocare, mi ricordo per
[N] testimoniare il tempo che passa e l'anzianità che io ho rispetto ai
fruitori della nostra musica, quando costruirono questa tomba, che è una tomba
di Rolandino, che è uno dei glossatori che fu bombardata e rimisero a posto l _ 'arca,
la misero dentro.
_ Poi mi fa anche pensare una cosa, ne parlavamo prima con
Roversi, come Bologna in fondo sia sempre stata una città di dottori e la città
del diritto.
La tradizione della giurisprudenza, pensi?
E come ordinassero e come
forse è tornato il momento di farlo rispetto al cinema, alla musica, alla
tradizione contadina, alla civiltà che in fondo dalla quale veniamo tutti, dove ci
sia davanti all'incognito del futuro, il bisogno di ordine, di ricatalogare, di
rimettere tutto in fila, di unire la concretezza.
Ora qua davanti a queste
[C] tombe e a questi grandi _ personaggi della scienza, furono appunto dei dottori, _
dei grandi scienziati, ma nello stesso tempo degli [A] organizzatori del pensiero.
_ _ Una _ _ [Dm] _ _
_ _ [C] _ _ _ _ [Bb] _ _
_ _ [A] _ _ _ _ [Dm] _ _
_ _ [C] _ _ _ _ _ [Bb]
domanda che fanno sempre, [A] l'hanno fatta anche a te molte volte,
al di là [Dm] proprio di Bologna e [C] non so neanche se è vero.
Una domanda che però è [Bb] ricorrente è questa, come [A] mai i bolognesi [Dm] o gli emiliani
hanno dato tanta [C] gente alla musica, tanta gente al cinema?
Perché alla musica io lo so, o perlomeno credo di saperlo, perché _ dalla
_ civiltà contadina si è passata in maniera assolutamente [Fm] brusca alla civiltà
delle industrie, delle fabbriche, e sono state riportate senza fase _ intermedie i
modelli di aggregazione canora dalla _ campagna alle fabbriche.
Quindi le contadine, le mondine, sono trasferite in fabbriche ma hanno continuato a cantare.
_ Vedi la pizzi, vedi tutte [Ab] le cantanti donne e i cantanti uomini.
E poi c'era anche il fatto di essere in mezzo all'Italia, quindi avere un po'
di una tradizione del sud e un po' della tradizione del nord, e soprattutto questo
fatto di essere ritmici, in ogni caso, sempre, anche nella musica popolare.
Non è mai una musica lagnosa come può essere la musica romana o la musica
eccessivamente_
Quindi dice che noi, mi piace questa cosa, che siamo un prodotto
_ della civiltà contadina, cioè siamo passati_
senza fasi intermedie.
Senza fasi intermedie, tanto è vero che proprio per questo alcune tradizioni sono
rimaste _ inalterate e spostate solamente dalla _ campagna, dal verde al cemento.
Ecco, questo però diciamo che da _ Bologna ha anche un aspetto che forse è il suo bello,
ma l'aspetto provinciale tutto il suo.
[G] Assolutamente, sì, tanto è vero.
Per esempio, che cosa è che manca a Bologna nel nostro campo?
Dico in generale, ecco, nel cinema perché non si è fatto qua e si è dovuto fare _ fuori
e perché tanti uomini in cinema sono bolognesi emiliani.
Tu prendi Pasolini, si può dire che era un bolognese emiliano,
Fellini, Forrestano Vancini, Bertolucci, _ _ l'altro _ di Ferra_
insomma, tanti, Antonioni,
perché probabilmente c'era un'avvenatura di poesia nel nostro cinema, nel cinema emiliano.
Guarda caso sempre cinema de se, anche Pupi Avati.
_ _ Quindi _ non c'era il concetto del serial, non c'era mai stato, vabbè non c'era neanche allora,
il del dramone, non c'era il film commerciale.
C'era il concetto del serial, allora si è presentato la serie _ _ Dopoguerra con Nazari e Ivo Lesasso,
quello era un serial italiano.
Sì, non c'era da noi, dicevo però.
Qui da noi si è sempre prodotto un cinema, secondo me, altamente poetico.
Il tipo di ricerca era una ricerca assolutamente nuova, gli stessi gruppi di poesia del 60.
_ Cioè, è una città particolare, stimolante Bologna, ecco perché io non mi sono mai staccato definitivamente,
perché è diversa da tutte le altre città.
Fortunatamente è lontana dal centro che è Roma, ma è lontana anche dal centro che è Milano,
ecco sono dal polo laico e dal polo _ cattolico,
e la città assolutamente ha attraverso e soprattutto è una stazione dove si spostano avanti e indietro
e credo che questo sia una inquietudine che ci leghiamo.
Questo forse è, diciamo, una delle facce di Bologna ma da sempre,
da sempre quella di essere un punto proprio di passaggio.
La stessa mille miglia perché noi abbiamo i motori, i roversi,
poi la cantata per prima, l'epopea emiliana del motore, Opadana,
proprio perché evidentemente la frustrazione di questo passaggio di boli di avanti e indietro,
senza mai fermarsi, se non nella vetrina del tabaccaio,
perché molte volte uscivano a porta senza copra e andavano lì,
ha creato questo tipo d'ansia.
Ma ci sono degli aspetti novici.
C'è da dire che stiamo preparando poi la società di domani,
che nascerà e sarà proprio una società piena di queste commistioni, stranezze,
ritengo anche _ senza arrivare alla grande città come Roma,
che se tu vai nel cerve di Roma è una città indo _ -asiatica.
_ Ma Bologna invece diventerà una città, per esempio, nord-africana
e quindi dovremmo prepararci anche ad abitudini che non sono nate da noi,
sono importate da fuori.
A Roma c'è la zona dell'anno vent'anno dove sono i calabresi siciliani,
da noi non ci sono queste donne.
C'è una donna stranamente cinese che fuori _ _ [Abm] porta_
Però adesso è una società nuova.
Io ritengo che Bologna sia forse di tutte le città italiane
quella più fedele alla società di domani,
perché innanzitutto è progrettita, è discretamente assistita.
È una città, non dico modella, però rispetto a [Am] altre città
è una città che si reagisce anche in piedi bene,
come tutte le società del futuro. _ _ _ _ _